Ara Pacis Augustae

La storia
(Res Gestae Divi Augusti)
"Quando tornai a Roma dalla Spagna e dalla Gallia, compiute felicemente le imprese in quelle provincie, il Senato decretò che per il mio ritorno si dovesse consacrare l'ara della Pace Augusta presso il Campo Marzio e dispose che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero un sacrificio annuale."
L'Ara Pacis Augustae è un altare dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Dea Pace, Attualmente in prossimità del Tevere, dove è stata ricostruita nel 1938, l'Ara Pacis si trovava originariamente in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione
delle vittorie.
Questo monumento rappresenta una delle più suggestive testimonianze dell'arte augustea e della Pax Romana.
Il 4 luglio del 13 a.C., il Senato aveva deciso la costruzione di un altare per il ritorno di Augusto da una spedizione pacificatrice di tre anni in Spagna e nella Gallia meridionale.
La dedica non ebbe però luogo fino al 30 gennaio del 9 a.C., data del compleanno di Livia, moglie di Augusto.
Il monumento aveva un'entrata sull'antica via Flaminia, attualmente Via del Corso, e una verso il Campo Marzio. Qui le legioni praticavano i riti di purificazione al ritorno da una battaglia.
Descrizione

L'aspetto dell'Ara Pacis è stato ricostruito grazie alla testimonianza delle fonti, agli studi durante gli scavi e alle raffigurazioni su alcune monete romane.
Realizzato in marmo lunense, originariamente dipinto, l'altare è costituito da un recinto pressoché quadrato, elevato su basso podio, e avente due accessi, uno solo dei quali dotato di gradinata.
Il recinto è suddiviso in due registri decorativi: quello inferiore vegetale, quello superiore decorativo, separati da una fascia con motivi a svastica.
Lesene corinzie affiancano gli ingressi. Quelle in corrispondenza degli spigoli interni sono lisce e piegate; le lesene esterne, invece, hanno il fusto decorato.
Una trabeazione con architrave a tre fasce, infine, corona il piccolo edificio.
L'Ara Pacis raccoglie in sé l'arte greca classica nei fregi delle processioni, che si ispirano ai rilievi del fregio ionico del Partenone (processione delle Panatenee) l'arte ellenistica nelle grandi girali d'acanto del primo registro e nei pannelli, l'arte romana nel fregio dell'altare. Si suppone opera di maestranze greche.
Il monumento evidenzia il legame tra Augusto e la Pax, espressa come un rifiorire della terra sotto il dominio universale romano. Inoltre si ricollega ad Enea, mitico progenitore della Gens Iulia, e quindi alla celebrazione di Augusto stesso.
L'interno
La superficie interna del monumento reca, nella parte inferiore, scanalature verticali simulanti una palizzata. Questo steccato, veniva ancora costruito per i templi augurali che precedevano il luogo sacro vero e proprio.
Nella parte superiore festoni sorretti da bucrani con ghirlande, con al centro, recipienti concavi e bassi usati nei rituali. Tra i due ordini corre una fascia a palmette e fiori di loto.
Un podio di 3 gradini su ciascun lato, con su un basamento che presenta altri 5 gradini solo su un fronte, dove passava il sacerdote per il sacrificio sulla mensa, utilizzata per le offerte di animali e stretta tra due avancorpi laterali.
La mensa occupa lo spazio interno del recinto, separato da uno stretto corridoio. Le due sponde laterali sono decorate da archi girali vegetali e leoni alati.



L'altare è decorato con personaggi femminili
sullo zoccolo, mentre la parte superiore, con le fiancate decorate da girali
poggianti su leoni alati, è decorata con un piccolo fregio che gira
tutt'intorno, sia internamente che esternamente.
Esso rappresenta il sacrificio che il 30 gennaio di ogni anno, nella ricorrenza della consecratio dell'altare, si compiva sull'ara, con le Vestali ed il Pontefice Massimo, nel rilievo interno, accompagnati, nel rilievo esterno, da camilli, sacerdoti e animali destinati al sacrificio.
L'esterno


L'esterno è organizzato in maniera più
complessa e sembra anche indipendente dall' interno, con il quale, però, è
posto in relazione per mezzo del grande fregio vegetale della fascia inferiore.
Il fregio è figurato in alto e decorato da girali d'acanto, in basso, le cui foglie e i tralci sono il ricovero per un insieme numeroso di uccelli e piccoli animali. E', dunque, una sorta di grande enciclopedia naturalistica in cui piante e animali cantano l'abbondanza e la multiforme varietà della vita. Esso è, nell'insieme dell'apparato ornamentale dell'Ara Pacis, il rilievo che presenta maggiori legami con l'arte ellenistica, rivelando chiaramente quanto l'Ara sia un'opera significativa di arte aulica.
I due ordini sono separati da una fascia a meandri. I portali sono affiancati da quattro rilievi, due per lato.
I rilievi sul lato principale
I due rilievi sul lato principale, da cui si accedeva all'altare, rappresentavano il Lupercale, a sinistra, e il Sacrificio di Enea ai Penati, a destra.
Il Lupercale


Del Lupercale restano pochi frammenti, ma si intravede la mitica fondazione di Roma, con il Dio Marte armato, padre di Romolo e Remo e protettore dell'Urbe, e il pastore Faustolo che assistono all'allattamento dei gemelli da parte della lupa, tra le piante dello sfondo.
Sacrificio di Enea ai Penati


Invece, nel Sacrificio di Enea ai Penati, si riconosce Enea col figlio Ascanio nell'atto di compiere un sacrificio, assistito da due giovani assistenti al rito, i camilli.
Il sacrificio è dedicato ai Penati, protettori di Lavinio, che presenziano da un tempietto sulla roccia, sullo sfondo in alto a sinistra.
Enea ha il capo velato, un mantello che gli lascia scoperto parte del busto e lo scettro in mano e può considerarsi come una sorta di "prefigurazione di Augusto che, nella stessa Ara Pacis, si fa raffigurare, nel rilievo della Processione, con il capo velato. Di Ascanio, dietro di lui, ci è pervenuto solo un frammento della mano destra poggiata a una lancia e di una parte delle vesti.
I rilievi sul lato opposto

Uno dei due rilievi mostra la Dea Roma, vincitrice, quasi completamente perduta, seduta su una catasta d'armi,

L'altro rilievo mostra la Saturnia Tellus, ben conservata, seduta con in grembo due pargoli e circondata da alcune primizie. Ovvero la Terra prolifica, abbondante di frutti , nutrita dalle acque portate dai venti di terra e dal mare .
Il fregio storico

Il fregio storico occupa per intero il registro superiore dei due lati maggiori del recinto sacro. Su di esso potrebbe essere raffigurata sia la processione del giorno dell'inaugurazione dell'altare (30 gennaio del 9 a.C.) sia quella che si svolse quando ne venne decretata la costruzione (4 luglio del 13 a.C.). Ma la presenza di Agrippa, il genero di Augusto, morto prima del 9 a.C., e la raffigurazione di Augusto nei panni di pontefice massimo (carica che egli ebbe solo dopo il 13 a.C.), fanno di questo rilievo storico la glorificazione della famiglia imperiale, poiché starebbe a rappresentare fatti ed eventi fuori dal tempo, al di là della storia e oltre il singolo e specifico avvenimento.
La scena è in effetti una rievocazione delle Panatenee del fregio sul Partenone di Atene, ma non è realistica in quanto non attuale.
Si tratta quindi di una raffigurazione ideale, che teneva in considerazione l'ipotetica successione di Tiberio o Druso, ma soprattutto teneva in vita Agrippa, a cui Augusto era stato legato da grandissima amicizia.

La processione ufficiale
(con i collegi sacerdotali)
Lungo i due lati Sud e Nord i partecipanti alla processione avanzano verso l'ingresso occidentale e si pongono come un unico corteo.
I maggiori rappresentanti dei collegi sacerdotali (pontefici, auguri, flamini, septèmviri, quindecêmviri) precedono o seguono i membri della famiglia imperiale.
Processione della famiglia imperiale


La successione dei personaggi è legata alla successione al trono della famiglia imperiale e comprende la divisione in primo e secondo piano delle figure, e terzo piano nella raffigurazione della famiglia di Augusto e Livia.
Alla processione ufficiale, segue la processione della famiglia imperiale, coi personaggi maschili disposti secondo la linea dinastica:
Per primo Agrippa, morto nel 12 a.C., introduce il gruppo dei familiari, col capo coperto e di profilo; a lui si aggrappa il piccolo Gaio Cesare, nipote e figlio adottivo di Augusto; Livia , la moglie di Augusto, accompagnata dai figli Tiberio e Druso; quest'ultimo è affiancato dalla moglie Antonia Minore e dal figlioletto, il piccolo e paffuto Germanico. Altri membri della famiglia imperiale li seguono.
Rispetto al fregio del Partenone, il precedente più nobile e grandioso, dove nessun personaggio particolare risulta mai riconoscibile in quanto i veri e unici protagonisti sono i cittadini ateniesi di ogni tempo, nell'Ara Pacis ogni membro della famiglia imperiale è ritratto con la propria fisionomia e chiunque, osservando il fregio, era in grado di riconoscerlo.
I sacerdoti, invece, incarnando soltanto le autorità dello Stato, sono raffigurati con volti più impersonali e idealizzati.
Ciascun personaggio è inoltre rappresentato in un'attitudine particolare e appare dimensionato in modo da occupare tutta l'altezza del fregio (come già accadeva in quello del Partenone). Tuttavia una seconda fila di partecipanti, più arretrata, è distante dal bordo superiore del fregio stesso e contribuisce, in tal modo, a suggerire un senso di profondità alla scena.
